2006-2015 Formazione e Restauro presso la Moschea Al-Jami’ Al Kabir a Sana, Yemen

L’Istituto Veneto per i Beni Culturali ha trovato nel Social Fund for Development yemenita un committente attento e capace, che ha saputo sostenere e affiancare con tutti i mezzi possibili un complesso intervento conservativo nella moschea Al Jami Al Kabir, il più antico e importante monumento della città di Sana’a.  Ma soprattutto ha fatto di questa occasione un momento culturale e didattico di primo piano, coinvolgendo diversi studiosi nel progetto e avviando un programma di formazione per giovani operatori yemeniti.

Il progetto di restauro è iniziato alla fine del 2005  e da subito ha previsto la formazione di giovani operatori locali destinati ad affiancare i restauratori italiani nel lavoro, delegando loro una crescente responsabilità in rapporto alla loro maturazione professionale.

Sono stati studiati dei percorsi didattici diversificati rispetto a quelli che vengono usualmente applicati in Italia nei corsi ordinari, dal momento che le condizioni operative richiedevano  di contrarre l’insegnamento teorico e puntare soprattutto su quello pratico, intraprendendo l’antica strada della formazione in cantiere, corredata da corsi di aggiornamento in itinere.

Il corso di formazione a Sana’a è stato avviato nel novembre 2007 con circa quaranta studenti. Nella prima fase di insegnamento sono state proposte 400 ore di lezioni teoriche.  La seconda fase di insegnamento ha visto concretizzarsi un approccio diretto all’opera, con una pratica di cantiere di circa 500 ore.

Il Restauro del soffitto ligneo della Moschea

Nel 2005 quindi siamo stati  invitati a Sana’a per effettuare un primo sopralluogo, in vista del restauro dei soffitti lignei policromi della Grande Moschea, monumento di notevole bellezza, il più antico edificio religioso musulmano conosciuto, la cui fondazione, secondo la tradizione, risale al 630 d. C., quando era ancora in vita il profeta Maometto.

La sua pianta corrisponde a un parallelogramma di  complessivi 3.000 m2 coperti – che racchiude un ampio cortile centrale, dove sorgono un’edicola, nella quale sono conservate antiche copie del Corano, e due minareti. L’interno è costituito da quattro ali, suddivise in un numero variabile di navate: cinque a nord, quattro a sud, tre a est e tre a ovest. Il  soffitto è formato da 5.200 cassettoni,tutti dipinti e/o intagliati.

Dopo alcuni mesi di cantiere sperimentale, portato avanti dai soli nostri specialisti per verificare la fattibilità del progetto, individuare le metodologie da adottare e quantificarne tempi e costi, abbiamo avviato la selezione degli studenti yemeniti da ammettere al corso di formazione, scegliendo tra archeologi, architetti, storici. Molte richieste di partecipazione sono arrivate anche da parte di numerose ragazze neolaureate, un segnale rimarchevole per un paese tuttora impregnato di forti tradizioni patriarcali. 

Il lavoro di restauro dell’apparato ligneo della moschea si è diviso in otto fasi che corrispondono più o meno allo stesso numero di anni di lavoro.

A marzo 2011, per motivi di sicurezza dovuta all’instabilità politica nel paese, la nostra squadra italiana ha dovuto lasciare lo Yemen lasciando così la responsabilità del restauro ai collaboratori yemeniti. Dopo una pausa durata quasi un anno, il team italiano ha potuto tornare ad affiancare i partner locali e fino all’inizio del 2015 si è proceduto congiuntamente. L’aggravarsi delle tensioni interne ha portato alla sospensione definitiva del cantiere tra la primavera e l’estate 2015. Il cantiere è tuttora in sospeso, nonostante alcuni operatori yemeniti abbiano continuato a recarvisi nonostante le fragili condizioni operative.